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    Parole Venete

    Un racconto tra il serio e il divertito di quello che ha significato e significa la parola e in particolare la parola del dialetto veneto o dei dialetti del Veneto nel suo incontro/scontro con la lingua italiana, su testo di Pino Costalunga accompagnato dalle musiche di Sergio Marchesini e Giorgio Gobbo della Piccola Bottega Baltazar. Uno spettacolo che con leggerezza e gioia tocca il tema fondamentale di cosa sia la nostra lingua e quindi di chi siamo noi.

    Lo spettacolo

    Con la parola inizia la storia dell’umanità e così il nostro spettacolo: un racconto tra il serio e il divertito di quello che ha significato e significa la parola e in particolare la parola del dialetto veneto o dei dialetti del Veneto. Perché la parola, che da piccini ci è stata donata dalla mamma con le ninna nanne o con le filastrocche, l’abbiamo poi usata per capire com’è fatto il mondo e poi ancora per cercare di spiegare ad altri e a noi quel mondo.

    Qualcuno l’ha pure usata e la usa per convincere, altri per sedurre, alcuni per divertire, altri per emozionare, alcuni per ferire, altri per curare. La parola comunque è lì per permetterci di comunicare. E dalla nostra particolare tradizione veneta – come in molte tradizioni locali o regionali – ci viene la testimonianza, fin dai tempi più lontani, sia dalla tradizione orale che letteraria, di una parola “volgare” (nel senso etimologico del termine) che spesso ha dovuto scontrarsi con la lingua, prima latina e poi italiana (se non con altre lingue), dunque con la parola “colta”.

    “Il dialetto, – spiega Pino Costalunga, regista e interprete – in questo incontro con la “lingua” produce tuttora miscele alle volte così esplosive che possono sconfinare con la comicità più scatenata ma spesso anche con l’arte, a volte anche con l’arte altissima della poesia”.

    Ecco allora che da questo incontro/scontro la lingua è mutata nelle nostre famiglie: a tavola i goti si trasformavano in biceri, i pironi in forchette e la minestra non si mangiava più col sculièro, ma col guciaro. Se al nonno veniva ancora la fiòvra a noi bambini veniva la febbre.

    Attraverso dunque un allegro viaggio nei ricordi d’infanzia, e non solo, dell’attore/autore cresciuto fra le parole venete, scaturiscono le tragicomiche esperienze del suo primo rapporto con la lingua italiana (e più tardi con altre lingue che ha affrontato).

    Si toccano così divertenti registri dei fraintendimenti e degli storpiamenti (pensate a tutta la gamma delle preghiere popolari e reinventate);il risultato è uno spettacolo che con leggerezza e gioia tocca il tema fondamentale di cosa sia la nostra lingua e quindi di chi siamo noi.

    Le canzoni della Piccola Bottega Baltazar condiscono la serata con musiche originali, nonché pescate dal repertorio di autori che pure hanno affrontato questo argomento.

    Recensioni

    Crediti

    • produzione: Fondazione Aida
    • in collaborazione con: Glossa Teatro
    • con: Pino Costalunga (voce narrante)
    • accompagnamento musicale: Sergio Marchesini e Giorgio Gobbo della Piccola Bottega Baltazar
    • regia: Pino Costalunga
    • tecnico: Riccardo Carbone

     

    • tecnica utilizzata: teatro d’attore e musica dal vivo
    • durata: 70 minuti
    • fascia d’età: adulti
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