Devi sapere caro principe che quando tocca a noi animali della notte uscire fuori dalle nostre tane, solitamente gli animali del giorno, compresi voi esseri umani, chiudete gli occhi per riposarvi e ricordare tutto il giorno appena passato. E questi ricordi sono colorati e pieni di cose fantastiche che sembrano reali. E si chiamano i sogni. Nei sogni puoi essere tutto ciò che vuoi.
Incipit de Il re che aveva paura del buio
Il re che aveva paura del buio è una favola originale, scritta e interpretata da Mariangela Diana. Le ispirazioni nascono dal racconto “L’ombra” di Hans Christian Andersen, dalla favola “Fioccobianco e i rumori della notte” di Anna Oliviero Ferraris.
In Il re che aveva paura del buio la lucciola diventa simbolo della necessità dell’esistenza della notte e del buio, e ricorda che c’è sempre un modo per illuminare e sentirsi al sicuro.
Protagonisti oltre alla lucciola sono un bambino, un principe che insegnerà a suo padre, il re, come non avere paura del buio, e anzi amarne le caratteristiche, naturali e suggestive come quelle della luce.
Note di regia Il re che aveva paura del buio
“Privarsi del buio e della notte – spiega Mariangela Diana, autrice e interprete, premio Hystrio alla Vocazione 2019 – vorrebbe dire non conoscere gli altri mille colori del cielo, gli animali notturni e le stelle cadenti. Il buio di una stanza scatena le fantasie spesso negative e più spaventose: streghe, fantasmi e mostri sotto il letto sono sempre stati i nemici notturni. L’incontro vuole essere scoperta invece delle fantasie più dolci e rassicuranti che arrivano dalla notte, come il riposo dopo una lunga e stancante giornata, delle lucciole, protagoniste di questa favola e soprattutto dei sogni, vividi e reali soprattutto di notte”.
Rilevante è anche il rispetto dei luoghi e delle paura altrui. Non si chiede di eliminare o demonizzare la paura, ma saperla riconoscere e affrontarla con delicatezza e comprensione. E accanto il rispetto di un mondo che vive quando noi siamo addormentati, impegnati a sognare.
Una paura che affrontano sia grandi che piccini, e che può imbarazzare soprattutto nella crescita personale e sociale.