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    Giorni di Guerra

    Dal Romanzo omonimo di Giovanni Comisso e dall’Epistolario curato da Luigi Urettini.

    Giorni di guerra” è il romanzo di Giovanni Comisso che da molti è paragonato a “Addio alle Armi” di Hemingway. Ha a questo simile la descrizione della rotta di Caporetto. In Comisso, tuttavia, non c’è il distacco dell’autore americano, ma una malinconia e un’adesione ai tipi umani e alle vicende anche piccole della guerra. L’autore trasforma il suo racconto in un grande ritratto, a volte divertente a volte commovente, di una povera umanità difronte a quella che è stata una delle più grandi catastrofi del secolo passato.

    Nonostante il tema, il romanzo è leggero e racconta prima la passione di molti giovani per l’idea di guerra e poi il disincanto, alternando pagine poetiche a pagine di una forte capacità narrativa fino a straordinari quadretti comici.

    Commisso, il Veneto e la Grande Guerra

    Giovanni Comisso (Treviso, 3 ottobre 1895 – Treviso, 21 gennaio 1969) è sicuramente uno dei più interessanti scrittori veneti e italiani di inizio ‘900. Egocentrico, appassionato, autore e giornalista curioso e dalla grande capacità descrittiva, vagabondo per mestiere e per piacere, ci ha lasciato una serie di articoli, romanzi, saggi che raccontano un’epoca da una prospettiva differente, spesso insolita.

    Pino Costalunga, presenterà un ritratto dello scrittore e dell’uomo Comisso, soprattutto nel periodo che lo vede, appunto, sul campo di battaglia durante la Prima Guerra Mondiale. “Sul campo di battaglia”, per modo di dire, perché l’autore trevigiano ha la fortuna di restare sempre nelle retrovie e quindi di vivere solo gli echi delle battaglie lontane.

    La Guerra come spettacolo, dunque, anche questo viene fuori dallo scambio epistolare – curato intelligentemente dal Prof. Luigi Urettini – dello scrittore con suo padre soprattutto sua madre. Quindi la guerra con tutte le sue miserie umane, la guerra come momento di sospensione di una vita spensierata, la guerra di chi non la combatte direttamente, ma ne è coinvolto e spesso vittima.

    Il ritratto che ne viene non è quindi tragico o drammatico, ma è spesso divertente, leggero, sempre elegiaco, grazie alla indubbia capacità descrittiva ed evocativa della penna del grande scrittore di Treviso.

    L’altro mondo di Dante e non solo

    Dante Alighieri non fu il solo a raccontare un viaggio nell’Aldilà, ma ci furono numerosi narratori dell’ultraterreno prima e anche dopo di lui. A partire dalla lettura di alcuni versi danteschi, ci divertiremo a tornare agli inizi della cultura occidentale. Partiremo, infatti, con alcune pagine dall’Odissea che raccontano della Visita all’Ade di Odisseo. Successivamente, continueremo con dei passi dalla Fabula di Orfeo di Poliziano (1480). Faremo un’incursione veloce nei versi di un contemporaneo di Dante, Giacomino da Verona, che descrisse, pure lui, la Città Celeste e la Città Infernale.

    Salteremo poi al ‘500 con una divertente visita all’aldilà, raccontata da Teofilo Folengo che nell’ultimo libro del suo capolavoro, il poema Baldus in versi maccheronici, descrive “l’inferno” dei poeti, dei filosofi, di quelli che insomma lavorano con la fantasia, come un luogo simile a una zucca vuota. Finiremo con un esilarante Inferno tutto veneto, quello dei bestemmiatori, tratto dal libro “C’era una volta un’Isola. Storie della pellagra e altri racconti”, da poco ripubblicato dalla Casa Editrice Ronzani, dello scrittore vicentino Pino Sbalchiero di cui nel 2019 ricorrono i 90 anni dalla nascita. A fare da trait-d’union dei racconti, naturalmente, brevi passi dalla Commedia Dantesca.

    La narrazione sarà condotta da Pino Costalunga.

    Storie di Laura Lattes

     

    Nel 2018 sono corsi i 40 anni dalla morte della scrittrice vicentina ebrea, autrice delle “Storie di Mirella”, un libro per bambini molto lodato da Vamba, l’autore di Gianburrasca. L’incontro farà emergere le qualità umane e di scrittrice per l’infanzia di Laura Lattes, in considerazione anche della sua esperienza personale di insegnante ebrea allontanata nel 1938, a seguito delle leggi razziali, dall’Istituto Fogazzaro dove insegnava.

    Una testimonianza per non dimenticare

    Laura Lattes nasce a Venezia, a Malamocco più precisamente, nel 1893 da genitori di origine ebrea: Abramo Samuele Angelo Lattes e Elisa Segre. Angelo ed Elisa erano però nati e sempre vissuti in Italia. Erano italiani prima di essere ebrei. “Anch’io mi sentivo italiana prima di essere ebrea” racconta la Lattes.

    Laura arriva a Vicenza nel 1900 e in questa città consegue il diploma magistrale. “Trovai tanti amici a Vicenza, amicizie che mi accompagnarono per tutta la vita. Fu la città dei miei giochi e dei miei studi. Vicenza fu la mia città”.  Quando nel 1914, dopo aver conseguito la laurea in Letteratura Italiana a Firenze, prese a lavorare come insegnante. Dovette spostarsi spesso, passando da una città a un’altra, finché nel 1934 tornò a Vicenza. Aveva vinto la cattedra all’Istituto “Don Giuseppe Fogazzaro”. Purtroppo in quegli anni, uno strano vento aveva cominciato a soffiare in Italia, un vento fatto di stupidità umana, di odio e di ferocia: il vento del fascismo che produrrà di lì a pochi anni le tremende leggi razziali contro gli ebrei.

    Nel 1938, infatti, Laura Lattes fu allontanata dall’insegnamento come tutti gli ebrei italiani a seguito delle leggi razziali e costretta a insegnare nella “scoletta ebraica” di Padova e Venezia ad allievi allontanati come lei dalle scuole di stato. “Erano prima di tutto italiani, come me, ma avevano la “colpa” di essere ebrei. Come me: la colpa di essere ebrea! Anche i libri di testo non potevano più portare la firma di autori di origine ebraica”.

    Pino Costalunga ripercorrerà sia le vicende umane che letterarie di Laura Lattes, in particolar modo quelle del suo periodo di insegnamento, raccontando quindi un’epoca difficile e tremenda come fu quella del periodo fascista in Italia e delle leggi razziali e a questo racconto, spesso triste e doloroso, alternerà invece pagine della Lattes dalle “Storie di Mirella” dove la dolcezza della scrittura per l’infanzia farà invece da contraltare per la realizzazione di uno spettacolo denso e nello stesso tempo piacevole.

    Veneto in versi

    Un percorso nella poesia Veneta, a cominciare da qualche accenno alla poesia antica, per dedicarci soprattutto alla produzione moderna e contemporanea.

    Lo spettacolo seguirà il filo di due temi in particolare: il paesaggio e l’amore. Attraverserà parecchi autori di area veneta (con qualche sconfinamento nella zona del Friuli e del Trentino) al di là della lingua che hanno usato.

    Ecco che allora andremo a sentire i versi in veneziano di Giacomo Noventa o di Mario Stefani; in trevigiano di Ernesto Calzavara o di Zanzotto; in veronese di Berto Barabarani; in vicentino di Fernando Bandini. Senza tralasciarte i poeti di area Veneta che hanno scritto in italiano come Diego Valeri o David Maria Turoldo.

    Versi che racconteranno il Veneto e l’amore, l’amore degli autori per la propria terra, ma anche l’amore per la vita e l’amore tout court per la persona amata. Non mancheranno alla fine versi che lasceranno da parte il tono più serio e “poetico” per strappare un sorriso o una sonora risata al pubblico, ma che pure vanno a inserirsi nella grande tradizione poetica non solo veneta, ma anche italiana e europea.

    Il Veneto Felice

    Da questa lettura scenica uscirà l’uomo e l’artista Comisso, con la sua capacità descrittiva di luoghi e personaggi che si sposa perfettamente con le sue doti elegiache.

    Comisso crea un racconto, che è anche un rifacimento di scritti e pagine precedenti stilati sotto forma di appunti e sul quale ritorna fino all’anno che precede la sua morte. Narra, quindi, il periodo passato in una sua dimora di campagna, esattamente una casa colonica situata a Zero Branco nel Trevigiano, tra il 1930 e il 1955, e acquistata con i proventi “dei circa cinquanta articoli scritti durante il mio viaggio nell’Estremo Oriente”.

    In questo “mondo-fuori dal mondo” Comisso vive il passaggio dalla mezzadria alla piccola proprietà, il mutare dell’Italia agricola in Italia industriale. Vive naturalmente la seconda guerra mondiale, che molto contribuirà a questo cambiamento, non solo di vita e di produzione, ma anche e soprattutto di mentalità. Vive i pensieri e le vite di molti contadini che descrive in maniera ineguagliabile, come una metafora del contesto in cui vive. La “Casa di campagna” diviene un microcosmo dove il mondo dell’autore a lui contemporaneo si riflette con risultati di altissima poesia.

    Giovanni Commisso

    Giovanni Comisso (Treviso, 3 ottobre 1895 – Treviso, 21 gennaio 1969) è sicuramente uno dei più interessanti scrittori veneti e italiani di inizio ‘900. “Probabilmente il più grande autore vivente” – come lo definisce Mario Monti – pur non avendo avuto la fortuna che altri autori suoi conterranei hanno avuto. I motivi possono essere molti, sta di fatto che fu ammirato da molti e modello per altri grandi scrittori. Egocentrico, appassionato, autore e giornalista curioso e dalla grande capacità descrittiva, vagabondo per mestiere e per piacere. Commisso ci ha lasciato una serie di articoli, romanzi, saggi che raccontano un’epoca da una prospettiva differente, spesso insolita. Vincitore di molti premi, è riuscito a raccontare l’Italia tra le due guerre solo come pochi narratori hanno saputo fare.

     

    Storie di Orchi, Lupi e Streghe

    Lupi, orchi e streghe, protagonisti di tante storie di paura, ma anche di tante storie da ridere, perché cosa succede se una strega vuole diventare amica di una bambina? E cosa succede se un Orco deve mettersi a dieta e diventare vegetariano? E ancora: se un Lupo si trova davanti una Cappuccetto Rosso terribile cosa succede? Succede che chi ascolterà le storie invece di avere paura si farà delle gran matte risate. Ecco infatti che Pino Costalunga leggerà, facendole rivivere davanti agli occhi degli spettatori, fiabe classiche e non, dove i cattivi diventano davvero ridicoli, un po’ più umani e un po’ meno cattivi e dove gli umani qualche volta diventano… davvero cattivi.

    Età: dai 3 anni

    Quando il gattino Findus era scomparso

    I libri di Pettson – Pietro, nella traduzione – e Findus sono molto noti in Svezia, da dove provengono, e nei paesi di lingua inglese, dove sono tradotti. In Italia non ne è stata curata ancora la traduzione. Il racconto che viene presentato è una traduzione di Pino Costalunga. L’autore è appunto lo svedese Sven Nordqvist del quale sono anche i disegni nel libro che viene usato per la rappresentazione.

    Trama

    La narrazione è la storia di un gatto e del suo padrone. Il signor Pietro vive con le sue galline in una grande casa di campagna e si sente molto solo. Ma un giorno arriva la sua vicina di casa Beda Andersson con una scatola di cartone con scritto in grande: “Findus. Piselli verdi”. Ma dentro non ci sono i piselli, dentro c’è un piccolo, piccolissimo micio… Ed è così che il gatto Findus diventa amico di Pietro e… molte altre cose

    Età: dai 3 anni

    Il bosco delle lettere

    Una simpatica narrazione con tante filastrocche per giocare con le regole ortografiche. In corrispondenza con l’uscita del libro di Pino Costalunga Il Bosco delle lettere edito dal Gruppo Editoriale Raffaello – Il Mulino a Vento.

    Trama

    Alin e Carlotta corrono felici a scuola: oggi la loro maestra ha organizzato una strana caccia al Tesoro. E sarà davvero speciale, con animali, robot, passaggi segreti, sotteranei bui e un bosco pieno di… trappole grammaticali. Un racconto istruttivo e divertente e una raccolta di buffe filastrocche per avvicinare i giovani lettori all’ortografia e alla grammatica italiana e far capire quanto in realtà ci si possa divertire con regole, parole e accenti.

    Età: Dai 7 anni in su.

    Leggere fa male alla salute

    Grazie a questa lettura i ragazzi avranno l’occasione di trovarsi davanti al fascino della buona letteratura e ad una voce che le renderà vive. Non sarà facile sfuggire a questo fascino… con il rischio di cominciare a diventare dei lettori.

    Un percorso per amare la lettura

    Un percorso anche per coloro a cui non piace leggere dedicato ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado. L’incontro sarà impostato in maniera ironica e divertente, si metterà in guardia dai pericoli della lettura: “la lettura può far pensare e pensare è troppo faticoso, meglio non pensare!” La lettura può aiutare a fare delle scelte e a capire che la realtà non è semplice come spesso la dipinge la cattiva TV o il giornalismo addomesticato.

    Si partirà dal presupposto che a molti ragazzi non piace leggere, senza colpevolizzare i ragazzi, perché spesso il problema è che veramente per molti leggere è diventato difficile, lo stanno dimostrando molti studi. Inoltre. molti non hanno avuto ancora l’opportunità di incontrare le pagine giuste che abbiano fatto scattare la molla del piacere.

    Età: dagli 11 anni

    Principessa Piccolina

    Principessa Piccolina è una lettura per bambini tratta dal libro di Ulf Stark. Tradotto e adattato da Pino Costalunga Principessa Piccolina – edito da edizioni Raffaello / Le Pepite.

    Trama

    Perché la Piccola Principessa dalla voce soave e melodiosa canta canzoni così belle e tristi? Perché lei non è come tutti gli altri bambini, così almeno dicono il Re e la Regina. Chissà se la pensa così anche il simpatico Principe che, passando un giorno di là, sente il suo dolcissimo canto… Un racconto che affronta in maniera poetica e divertente i temi della diversità e dell’affettività. Ulf Stark, il grande scrittore svedese, nella sua prima visita a Vicenza, rimasto affascinato dalla bellissima leggenda della principessa Jana di Villa ai Nani, una elegante dimora settecentesca situata sulle verdi colline che circondano la città, ha voluto reinterpretarla e riscriverla. Pino Costalunga, che allora gliela aveva raccontata, ne ha curato la traduzione dallo svedese e l’adattamento, rendendo la narrazione ideale per bambini, con l’aiuto di piccoli oggetti e figure.

    Età: dai 4 anni

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